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Il centro italiano

Il centro Italo-Russo per le ricerche su mass-media, cultura e comunicazione

Bari: intrigo e amore. Eugenia Selisceva

Una popolare canzonetta barese afferma scherzosamente: “Quant’e’ bello lo prim’amor, lo second’e’ piu’ bell’ancor!”. Secondo me bisognerebbe farla ascoltare a tutti quelli che vengono qui per la prima volta. Se questa visita costituisce anche il loro primo viaggio in Italia, non dovrebbero nemmeno uscire dalla stazione fino a quando non avranno capito il senso profondo di questa canzone.

Purtroppo nessuno prende questa precauzione. E accade l’irreparabile: una dolce ragazza arriva in città... all’inizio la trova anche bruttina, colma di palme spettinate e di uomini selvaggi che si mettono in fila e la osservano...come se vedessero una donna per la prima volta, poveracci. Lei avrebbe dovuto passare senza fermarsi, nascondersi in un albergo lontana da sguardi languidi – e invece no, le capiterà per forza di incrociare lo sguardo di qualche mascalzone latino! Ed ecco, in quello stesso momento, sara’ ormai persa: non si accorgerà nemmeno che la città dalle palme selvagge le è ormai entrata nel cuore, potrà solo scorgere nell’infinità del mare il traghetto che l’indomani raggiungerà la Grecia, potrà solo lasciarsi deliziare il palato dalle finissime e sottilissime pizze – e tutto questo solo perché quando andrà via pianga a dirotto e senta la necessità, magari dopo qualche anno, di attraversare metà “stivaletto” per rivedere le mura bianche delle case puntellate dai bighelloni con i capelli neri e le facce annoiate.

E si potrebbe evitarlo, ve lo assicuro, se solo si ascoltasse bene quella canzone. Per la ragazza Bari resterà il primo amore – anche se, apparentemente, è brutta. Anche per Bari la ragazza lo resterà, quel primo amore che è così bello – almeno fino a quando non ne appaia uno nuovo. Scendendo dal treno quella seconda volta la ragazza resterà perplessa: nessuno l’aspetta – non le offrono nemmeno da mangiare, e questa è l’accoglienza dopo un viaggio così lungo! Ma certo, sono le tre del pomeriggio, cosa volete? Bari è indifferente e insensibile, pronta a proporre solo un Mcdonald’s in un posto terribile, altro che la vista del mare e il profumo delle pizze sottili. La storia di una perfidia mai vista sotto il cielo...

Le ore e gli orologi

A Bari tutto sembra essere regolato da un precisissimo orologio svizzero che, seppur invisibile, guida la vita di tutti i cittadini con il suo impercettibile tic-tac. Svegliata nel buio della notte da un fracasso terribile – tic-tac, le quattro, mi accorgo che in via Montegrappa i più impazienti incominciano già a montare i baracchini del mercato. Sentita una fame tremenda, capisci che è ormai l’una e gli spaghetti sono quasi pronti: sarebbe sgarbato farli aspettare troppo. L’ora più tranquilla in città arriva alle tre del pomeriggio: i negozi sono chiusi, tutti dormono, compresi gli spaghetti, salvo la ragazza sfortunata nel Mcdonald’s. E così, nella giornata, si rincorrono l’ora per l'aperitivo, l’ora per il pranzo e quella per la cena, fino a quando vieni colta di sorpresa dall’ora dei cornetti freschi, tanto invitanti che è impossibile non mangiarne almeno uno, anche se hai già gustato due aperitivi, tre pranzi e tre cene. Trovandoti a Bari, sprofondi in un’altra dimensione e tutto ciò che è rimasto da qualche altra parte smette di esistere. Bari ti avvolge tra le sue braccia: ora sei qui e devi prestare tutte le tue attenzioni solo a lei.

Fuggendo dalla fama

A Bari non c’è nè il Colosseo, nè La Scala, nè gli Uffizi. Bari non entra nel novero delle città più “culturali” d’Italia. Gli stessi italiani ci vengono d’estate solo per il mare – e non per altre attrazioni turistiche. Ma succede spesso che passeggiando stancamente per le vie della città ci scontriamo proprio con quello che volevamo evitare. E, più improvviso, più naturale è questo scontro, più è piacevole. Senza seguire percorsi turistici, senza nemmeno saperlo, ti imbatti in un castello medioevale che molto tempo fa si presentava come una vera e propria fortezza con tanto di fosse e di ponti levatoi: senza nemmeno pensarci ti ritrovi ad immaginare quali passeggiate abbia fatto qui nientemeno che Federico Barbarossa, bevi il vino mentre osservi affascinata la maestria con cui gli artigiani baresi plasmano la mozzarella – perché ora il castello viene utilizzato per conferenze e cene: un pezzo della storia barese è così passato ad una nuova tappa della sua vita lunga e produttiva, come si conviene alla vita di un vero europeo.

Dov’e’ l’Europa, scusa?

Per quanto riguarda gli europei però ho esagerato un pò, scusate. Bari appartiene all’Europa solo geograficamente. In effetti non è nemmeno l’Italia: è il sud.

Ti può capitare di vedere un tizio balzare fuori dalla propria auto per litigare con qualche passante. La macchina resta con i finestrini aperti davanti al semaforo che gli strizza perplesso l’occhio verde: ma che c’è? perchè non si muove? Tutti quelli che stavano dietro quel pazzo, spostandosi nell’altra fila, bestemmiano ad alta voce e hanno giusto il tempo di vedere il semaforo cambiare colore. Le parolacce diventano sempre più dure, ma tanto il compagno scomparso non le sente. La macchina abbandonata rischia pure di esser rubata.

- E poi non capiamo perchè tutta l’Europa ci considera pazzi, - è lo spietato commento di un passante che ha assistito allibito alla scena.

Le anime gemelle

Per i russi invece è facile innamorarsi di tutto questo casino. Pensate forse che ci scandalizzano immagini del genere? Macchè, ci incantano! Scene simili ci convincono che qui vivono persone che portano dentro una follia quasi russa: qui ci potrebbero capire ed amare.

La presenza russa a Bari viene alimentata dalla basilica di San Nicola, che ha un vero valore storico e culturale. Lì dentro si custodiscono, da quasi un millennio, le reliquie del santo portate da una crociata dell’undicesimo secolo. Qui finora si celebrano le messe, le processioni, si accolgono i pellegrini e semplicemente tutti coloro che sono interessati. La statua di San Nicola regalata alla città da Putin in persona e collocata sulla piazza davanti alla basilica, si è già abituata alle compagnie più diverse e insolite.

Ma basta attraversare l’arco e di nuovo appare il mare, le pietre bianche, le lampade nere, i pescatori nei loro maglioni consumati, di nuovo ti appare Bari, che, sempre ventosa e sventata, sempre ridente e derisoria, imbrogliona e imbrogliata, è resa ancora più affascinante delle palme che sporgono da tutte le aiuole e dal suo sole che, come per magia, le regala anche d’inverno i profumi dell’estate: per me Bari è tutto questo, una città perfida, fedifraga, amata.